Vita di Santa Rita da Cascia | Storia e miracoli della Santa (2024)

Rita non ci ha lasciato scritti, ma l’esempio vissuto nella quotidianità della sua vita semplice.

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Vita di Santa Rita da Cascia | Storia e miracoli della Santa (1)
  1. 1381 - 1397 Rita Figlia
  2. 1397 - 1406 Rita Moglie e Madre
  3. 1406 - 1407 Rita Vedova
  4. 1407 - 1457 Rita Monaca
  5. 1457 Rita Sale al Cielo
  6. 1457 I Primi Miracoli
  7. 1626 - 1900 Beatificazione e Canonizzazione
Vita di Santa Rita da Cascia | Storia e miracoli della Santa (2)

Rita Figlia

1381 - 1397

Il vero nome della nostra Santa èMargherita Lotti, figlia diAntonio LottieAmata Ferri.
La piccola Margherita di Roccaporena, frazione a 5 km da Cascia, sboccia nel 1371, altri ritengono la data del 1381. Le ipotesi sono due: per la nascita 1371 o 1381, per il trapasso (rispettivamente) 1447 o 1457.
[Le date 1381-1457 sono state riconosciute come ufficiali da Papa Leone XIII quando proclamò Rita Santa.]

In un clima di fragile calma,Antonio e Amata svolgono la funzione di “pacieri”. I genitori di Rita sono particolarmente stimati e gli statuti del libero comune di Cascia affidano loro l’arduoincarico di pacificare i contendenti o almeno evitare stragi cruenti tra famiglie in conflitto.

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La famiglia di Rita non è aristocratica, ma comunque benestante. I suoi genitori come pacieri, godono sicuramente di un certo prestigio sociale, morale ed economico.Rita viene battezzata nella chiesa agostiniana di San Giovanni Battistain cima al colle di Cascia. Infatti, in quell’epoca, Santa Maria si trova fuori le mura civiche ed è attestabile, invece, che il fonte battesimale sia in San Giovanni Battista, chiesa situata nel pieno nucleo cittadino (vicino alla chiesa di San Pietro, chiesa matrice di Cascia).

L’unica istruzione che Rita può avere è quella degli Agostiniani: da loro, apprende la devozione verso i suoisanti protettoriAgostino,Giovanni BattistaeNicola da Tolentino(che, al tempo di Rita è ancora beato).

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Rita Moglie e Madre

1397 - 1406

Come per tante ragazze, anche per la giovane Rita arriva il momento di farsi una famiglia.Il giovane che s’innamora di lei, e che lei ricambia, si chiama Paolo di Ferdinando di Mancino. Non è un giovane violento, come descritto in qualche vita, maun ghibellino risentitoe basta.Rita, quindi, non “ammansisce” affatto Paolo, piuttostolo aiuta a vivere con una condotta più autenticamente cristiana. Sarà questo il frutto di un amore incondizionato e reciproco illuminato dalla benedizione divina.

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Il Signore benedice l’amore dei giovani con la grazia didue bambini, probabilmente gemellio venuti al mondo a breve distanza tra loro:Giangiacomo e Paolo Maria.

Con la nascita di due figli si richiede sicuramente una condotta più consona e responsabile per Paolo, già uomo d’armi, ma anche una sistemazione domestica. È in questo momento che, probabilmente,la famiglia di Mancino si trasferisce al “Mulinaccio”(di proprietà di Paolo), dove hanno una dimora più grande e la possibilità di gestire un’attività di macinazione del grano direttamente e responsabilmente.

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Rita Vedova

1406 - 1407

Paolo di Ferdinando di Mancino viene assassinato nei pressi del “Mulinaccio”, dove si era trasferito con Rita e i suoi due figli. La tradizione colloca l’accaduto intorno al 1406.
Ritase ne accorge, accorre ma non le resta che cogliere il rantolo finale del maritoe affrettarsi a nascondere la camicia insanguinata, perché i figli, vedendola, non finiscano col covare vendetta.

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Rita perdona di cuore e mai rivelerà il nome degli assassini, anche se questo gestole costerà il risentimento della famiglia del marito ucciso: i Mancino.

Chiusa nel suo perdono,un timore ancora più grande la affligge: che i suoi ragazzi possano diventare vittime o protagonisti di quella spirale d’odio che s’è innescata. Si spiegano così le preghiere a Dio perché non si macchino di simili atrocità e allontanino da loro il desiderio di vendicare il padre. I due giovani,Giangiacomo e Paolo Maria, muoiono molto presto l’uno dopo l’altro, probabilmente di peste o a causa di qualche altro malanno.

Rimasta sola, tra il 1406 e il 1407 ca.,Rita si avvicina sempre più a Cristo sofferente. Secondo la tradizione, risalgono forse a quel momento le inerpicate sulla cima dello Scoglio di Roccaporena.

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Rita Monaca

1407 - 1457

Dopo l’assassinio del marito e la tragica morte dei suoi due figli, Rita si rifugia nella preghiera. È in questo momento che deve aver maturato con forza ildesiderio di elevare il suo amore ad un altro livello, ad un altro sposo: Cristo.

All’età di circa36 anni,Rita bussa alla porta del Monastero di Santa Maria Maddalena. Superate le mille difficoltà, con l’aiuto della preghiera ai suoi tre protettoriSant’Agostino, San Nicola Da Tolentino e San Giovanni Battista, finalmente corona il suo desiderio.

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Nel 1407 ca., inizia la suanuova vita nel Monasterodi Santa Maria Maddalena. Quiriceve l’abito e la Regola di Sant’Agostino, che professa e vive nei suoi quaranta anni di permanenza nel Monastero fino alla morte.

Ascesi, contemplazione, preghiera, penitenza, ma anche azionesono state sicuramente le coordinate dei cinquanta anni di vita claustrale di Santa Rita da Cascia.

Si racconta che durante il periodo del noviziato,la Madre Badessa, per provare l’umiltà di sorella Rita, le abbia comandato di piantare e innaffiare un arido legno.
La Santa obbedisce senza indugi e il Signore premia la sua serva facendo fiorire unavite rigogliosa
.
Per questo, laviteè il simbolo dellapazienza, dell’umiltàe dell’amoredi Rita verso le sue consorelle e, più in generale, verso l’altro. Ancora oggi, la testimonianza di questo prodigio è, per tutti i fedeli, la vite di Santa Rita. Quella che si vede oggi nel chiostro del Monastero non è la stessa della tradizione, risale a più di duecento anni fa. Nonostante ciò continua a rappresentarne il forte valore simbolico.

Sull’esempio dei suoi genitori, Rita si adopera come paciera. Un giorno, un evento sconvolge Cascia e sicuramente non lascia indifferente Rita.Nel 1426, scoppia una vera battaglia tra sostenitori dellatabulella Bernardiniana(l’iscrizione YHS usata per indicare Gesù Salvatore degli uomini)e i domenicani uniti agli agostiniani, con a capo il frate teologo Andrea,che le avversano. L’Ordine Agostiniano completa l’iscrizione Bernardiana con il trigramma XPS ( = Cristo ); così facendo sarebbero state messe bene in evidenzia le due nature inscindibili del Salvatore: quella umana e quella divina.La tensione purtroppo degenera in una serie di delitti in cui sicuramente la Santa si è prodigata per riportare la pace. Non a caso, nel suosarcofa*go solenne– oggi conservato nellacella di Santa Rita– è riportata tanto la formula Bernardiniana YHS, quanto quella introdotta dagli agostiniani come XPS.

Si legge nell’epitaffio sulla cassa solenne:XV anni la spina patisti. Dopo aver attraversato il dolore per la morte dei cari, tra le mura del Monastero,Ritainnalza il suo dolore alle sofferenze di Cristo per l’umanità:chiede ed ottiene dall’Amato, come pegno d’amore, di diventare partecipe ancora di più alla Sua sofferenza.È il 1432. Un giorno, mentre è assorta in preghiera, forse memore della predicazione sulla passione di Cristo fatta dafra Giacomo della Marcanel 1425 presso la chiesa di Santa Maria e, ancor più, formata alla spiritualità agostiniana incentrata sull’amore verso l’umanità di Cristo (che trova la sua più alta espressione nella passione),chiede al Signore di renderla partecipe alle sue sofferenze. Non sappiamo cos’è accaduto in quel momento,una luce, un lampo, una spina staccatasi dal Crocifisso le si conficca nella fronte e nell’anima.

Durante questo periodo,Rita fa l’unico viaggio della sua vita fuori dei confini del Comune casciano;va a Roma in pellegrinaggiopenitenziale a piedi. La tradizione collega il viaggio allacanonizzazione di Nicola da Tolentino del 1446. Per l’occasione, la piaga sulla fronte di Rita si rimargina prima della partenza e si riapre poi al suo ritorno a Cascia.

Ancora oggi chi visita il Monastero, può vedere quello che secondo la tradizione èilCristo del prodigio. Non è certo se sia avvenuto o meno veramente lì, ma la sostanza del fatto, storicamente provato, resta indiscutibilmente la stessa; anzi, forse il volere collocare il miracolo davanti ad un crocifisso dipinto esclude ogni causa traumatica naturale. Sicuramente Rita ha vissuto questo dono con molta umiltà, senza farne mai vanto, parlando poco della sua ferita e presentandola come tale: una piaga.

Subito dopo la sua morte, Rita viene venerata come protettrice dalla peste, probabilmente per il fatto che in vita, suor Rita Lotti si era dedicata alla cura degli appestati, senza mai contrarre questa malattia. Da qui deriverebbe l’attribuzione disanta dei casi impossibili.

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Rita Sale al Cielo

1457

Nell’inverno precedente la sua scomparsa, gravemente ammalata, Rita trascorre lunghi periodinella sua cella. Probabilmentela nostalgia per la sua Roccaporena, il ricordo di Paolo e dei figli si fa sentire vivo. ForseRita, che ha sempre pregato per le loro anime, ora che sente avvicinarsi la fine,avverte una pena in cuore: sapere se il Signore abbia accolto le sue sofferenze e preghiere in espiazione dei peccati dei suoi cari.Chiede un segno all’Amore e il cielo le risponde.

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Potrebbe così inserirsi e spiegarsi, a questo punto, un ennesimofiorettodi profonda tenerezza umana.Ad una sua parente, che era venuta a trovarla, chiede di passare nel suo orto di Roccaporena e cogliere una rosa e due fichi. Èun gennaio nevoso e freddo.Laparente si reca all’orto e trova le due rose e i due fichi richiesti, che coglie e porta a Rita.Le sue preghiere sono state esaudite: il marito, morto ammazzato e i due figli, morti uno dopo l’altro, sono stati accolti da Dio in Paradiso.

Con un fisico ormai provato dalle tante sofferenze, Rita giunge all’alba dell’incontro celeste la notte tra il 21 e il 22 maggio dell’anno 1457.In questo momento, la tradizione vuole che le campane del Monastero, mosse da mani invisibili, si siano messe a suonare, richiamando la cittadinanza che, come per ispirazione celeste, si è recata in Monastero per venerare la suora Santa.

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I Primi Miracoli

1457

Nel 1457, per iniziativa delle autorità comunali, i primimiracoli di Santa Ritacominciano ad essere riportati nelCodex miraculorum(il Codice dei miracoli). Fra questi, troviamo quello cosiddettomaxime, ovvero il più straordinario: il miracolo diun cieco che riebbe la vista.

Il corpo di Rita non è mai stato sepolto, proprio per il forte culto nato immediatamente dopo la sua morte. Da subito, infatti, grazie alle sue virtù, cominciano ad arrivare gliex voto portati dai devoti. Vedendo tanta venerazione, le monache, decidono di riporre il santo corpo in una cassa. È a questo punto che Mastro Cecco Barbari s’incarica di costruire (più probabile: far costruire)la prima baradetta “cassa umile”.

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Tra le carte del processo, si legge che:«dopo morta, dovendosi fare una cassa per riporre il corpo della Beata per li tanti miracoli che faceva, né trovandosi chi la facesse, un certo mastro Cicco Barbaro da Cascia, concorso se con le altre genti in detta chiesa per vedere il corpo della beata, ch’era struppio delle mani, disse “o’ se io non fussi struppiato, la farei io questa cassa”, e che dopo dette parole restò sano delle mani e fece la cassa…».

Mastro Cecco, nel vedere il corpo di Rita, immediatamente guarisce. Questa testimonianza ha un grande rilievo storico perché ci fa capire con chiarezza chela Beata, appena morta, viene portata nella chiesa senza cassa, sicuramente avvolta in un lenzuolo, per essere poi sepolta nel loculo delle monache.Ma la gente accorre continuamente per venerarla, impedendo così che le sue consorelle procedano al rito della sepoltura. Il corpo, quindi, resta così per qualche tempo e,intanto, si diffonde la voce che Rita compia dei miracoli.

Semprenel 1457, a causa di unincendio divampato nell’oratorio,la cassa e il corpo rimasti intatti, vengono messi nel sarcofa*go, conosciuto come “cassa solenne”. Probabilmente, anche questa cassa viene fatta dallo stessoCecco Barbaricomeex voto oppure su commissione della sua famiglia, devotissima alla Beata.

Questacassa solenne, fatta a soli dieci anni di distanza dal trapasso di Rita, mostra la sua fama di santità già diffusa. Sopra, viene inserito unepitaffio commemorativo. Il corpo di Santa Rita viene poi spostato ulteriormente, fino a giungere nella bellissimacappella dentro la Basilicaa lei intitolata. Oggi, lacassa umilesi trova custodita all’interno dellacassa solenne, nellacella di Santa Rita, visibile durante le visite al Monastero.

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Beatificazione e Canonizzazione

1626 - 1900

Setra i concittadini la venerazione è stata rapida, non altrettanto rapido è il cammino di ascesa agli altari.Il processo di beatificazione ha inizio il 19 ottobre 1626, sotto il pontificato diUrbano VIII, che ben conosce la Santa essendo stato vescovo di Spoleto fino al 1617.
Fra i principalisostenitori della causa di beatificazione, oltre allafamiglia Barberini, c’è ilCardinale Fausto Poli, nativo di Usigni, villaggio del territorio casciano. È lui a interessarsi anche dei luoghi ritiani di Roccaporena, trasformando nel 1630 la casa-domuncola in capella.

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Il processo si svolge a Cascia, nella chiesa di San Francesco, con capillarità minuziosa. In seguito al processo casciano,il 2 ottobre 1627, Urbano VIII concede alla diocesi di Spoleto e ai religiosi agostiniani la facoltà di celebrare la messa in onore della beata Rita. Il 4 febbraio 1628 dispone che tale messa possa essere celebrata nelle chiese agostiniane anche dal clero secolare.Con queste iniziative che autorizzavano il culto,si sanciva la beatificazione anche se non nella forma solenne e canonica tradizionale.

Nel 1737 gli agostiniani e il comune di Cascia intendono premere per la canonizzazione. Per una lunga serie di vicissitudini,il processo canonico viene più volte interrotto e ripreso, fino alla riapertura del 1853e alla svolta rappresentata dalmiracolo ottenuto da Cosma Pellegrini di Conversanodel1887.

Il 25 febbraio 1896, viene finalmente redatto il decreto sulle virtù eroiche.Nel 1899, dopo aver preso in esamei vari miracoli, stimati utili per la canonizzazione, tra questi si approvano:il profumo che si diffonde dal corpo della santa,la guarigione della piccola Elisabetta Bergaminie quella diCosma Pellegrini, che viene guarito da una malattia incurabile.

Finalmenteil 24 maggio 1900, Leone XIII proclama Santa la Margherita di Cascia.

Giovanni Paolo II,nel grande giubileo del 2000, il 20 maggio concede udienza generale a una pellegrina specialee ai suoi fratelli.Rita da Casciagiunge di nuovo a Roma, volando con la polizia di stato, l’arcivescovo diocesanoMons. Riccardo Fontana, il rettorePadre Bolivar CentenoePadre Giovanni Scanavino, il giorno 19 maggio. È subito scortata presso i suoi confratelli in Sant’Agostino in campo Marzio. L’intera giornata trascorre in preghiera, fino a notte fonda. Il giorno dopo,accompagnata da un tripudio di gente, mentre già i devoti l’attendono in piazza San Pietro, accorsi da ogni parte del mondo, si realizza l’incontro tra il Vicario di Cristo, l’umile Santa di Cascia ed i suoi fratelli; testimoniando al mondo che ilmessaggio d’amore e di pacedeve ancora oggi trionfare. Da quest’incontro,per volontà del Sommo Pontefice, Santa Rita viene di fatto inserita nell’edizione tipica latina del messale romano del 2001.

Il corpo di Rita, dal 18 maggio 1947, riposa nellaBasilica Santa Ritaa Cascia, dentro l’urna d’argento e cristallo realizzata nel 1930.Indagini mediche hanno accertato la presenza di una piaga ossea(osteomielite)sulla fronte, a riprova dell’esistenza dellastigmata. Il viso, le mani e i piedi sono mummificati, mentre sotto l’abito di suora agostiniana c’è l’intero scheletro (così ridottosi dalla prima metà del ’700). Il piede destro ha segni di una malattia sofferta negli ultimi anni, forse una sciatalgia, mentre la sua statura era di 1,57 m.

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